• Home
  • Fatti
  • Ambiente
  • Diritti
  • Cibo & Benessere
  • Cultura
  • Roma
  • Spettacolo
  • Viaggi
  • Torte & Salati
  • Poesia 2.0

Gio28032024

Ultimo aggiornamento10:09:47 AM

News:

Back Sei qui: Home Ambiente Il governo Renzi e l’ambiente, il Wwf fa il bilancio del 2014

Ambiente

Il governo Renzi e l’ambiente, il Wwf fa il bilancio del 2014

renzi dissesto
Il bilancio tracciato per il 2014 dal Wwf mostra «un governo incapace di concepire una nuova economia basata su innovazione, efficienza sostenibilità ambientale, e valorizzazione del capitale naturale che faccia annoverare l’Italia tra i Paesi più avanzati dell’Europa nell’affrontare la crisi di sistema che attraversa il continente». Il Panda dice di non aver colto, sia nella campagna elettorale per le europee che negli atti del governo in carica, «quella spinta innovativa in grado di cambiare l’attuale modello di sviluppo economico che continua a dissipare le nostre risorse energetiche, produttive, sociali e ambientali».
 
Anzi, per il Wwf, «nei fatti il governo, a colpi di decreti legge (dal decreto Sviluppo 91/2012 allo Sblocca Italia 133/2014), si attesta  ancora sulla difesa delle rendite di posizione e degli interessi corporativi, spesso solo speculativi (dei petrolieri,  dei big dell’industria energetica e dell’incenerimento, dei concessionari autostradali, degli speculatori edilizi) mentre indebolisce le tutele e le valutazioni ambientali derivanti dalla migliore legislazione comunitaria. Rimangono invece solo come intenzioni i passi verso la qualità delle scelte, contenuti nei programmi sul dissesto idrogeologico e in disegni di legge  sui reati ambientali, il consumo del suolo e il collegato ambientale alla Legge di Stabilità 2014, che attendono migliori definizioni o languono in Parlamento, mancando di una spinta decisa e univoca dell’esecutivo e della maggioranza».
 
Per gli ambientalisti l’indicatore della “qualità” dell’impegno del governo è la legge di Stabilità 2015, ma fanno notare che al suo interno «non viene nemmeno presidiata la tradizionale governance ambientale (difesa del mare e del suolo, la tutela della biodiversità, delle aree protette e delle specie a rischio, i controlli e le bonifiche ambientali) a cui è stato assegnato nel 2015 poco più di 253 milioni di euro,  pari appena allo 0,8% dell’ammontare complessivo dell’intera manovra (il fabbisogno totale per il 2015 è 30,4 miliardi di euro). Nessun ripensamento invece per quanto riguarda la cementificazione del territorio: prova ne è la destinazione di ingenti risorse al fallimentare programma delle infrastrutture strategiche (autostrade e linee ad alta velocità) che pesano ancora oggi per una quota del 10,6% (3,255.701 miliardi di euro) dell’ammontare totale della manovra 2015».
 
Allo stato attuale delle cose,  il Panda ritiene che «non abbia alcun senso che il governo  prosegua sulla strada di uno sviluppo economico “Business As Usual”. Dovrebbe essere chiaro a tutti, in primis al Governo, che la grave crisi economico finanziaria globale, che si riverbera nel nostro Paese, è drammaticamente legata ad un deficit ecologico sempre più imponente a cui, con il passare del tempo e dell’inazione politica, sarà impossibile porre rimedio e questo avrà effetti molto pesanti sul tessuto sociale e ambientale. Per questo il Wwf ha promosso un fronte di ben 16 associazioni che hanno chiesto e ottenuto un incontro con il sottosegretario Delrio, presentando alla presidenza del Consiglio l’Agenda per la ri-conversione ecologica dell’economia», che già abbiamo commentato sulle nostre pagine.
 
Secondo la presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi, è «un primo segnale di attenzione apprezzabile, seppur tardivo, del governo - ma che dovrà concretizzarsi in una chiara inversione di tendenza. Restano troppe questioni irrisolte come la difesa del suolo, le trivellazioni facili e la mancanza di un piano di decarbonizzazione, le nomine dei consigli direttivi dei Parchi Nazionali per salvarli dall’immobilismo e scongiurando la distruzione di aree protette storiche come il Parco Nazionale dello Stelvio, e ancora i disastri ambientali impuniti che hanno ricadute pesanti sui cittadini in termini economici e sociali».
 
Il Wwf, nonostante la sicumera mostrata ieri dal premier Renzi nella conferenza di fine anno, pensa come molti che il semestre europeo italiano sia stata un’occasione persa. Si sarebbe atteso che in questi mesi «il governo cogliesse un’occasione per qualificare la nostra azione su scala internazionale, ma nella presentazione al Parlamento europeo di  Strasburgo del semestre del governo italiano, il presidente del Consiglio non ha dato la giusta accentuazione alle scelte in favore del capitale naturale, dei cambiamenti climatici e della green economy, ed è mancata un’azione forte e concordata nel governo, tra ministero dell’Ambiente e ministero dello Sviluppo economico, per dispiegare tutta la sua azione diplomatica  in vista della Cop 20 di Lima del dicembre 2014 sui cambiamenti climatici». Per non parlare della direttiva europea sull’economia circolare e quella sull’aria pulita, entrambe proposte per il ritiro dalla nuova Commissione Ue all’interno del periodo di presidenza italiana o, per guardare al fronte interno, alla perenne confusione che ancora aleggia attorno agli incentivi al riciclo previsti nel Collegato ambientale ora in giacenza nell’aula del Senato.
 
Eppure a ottobre il Wwf aveva  guardato con interesse all’impegno istituzionale per aprire una riflessione a Bruxelles con l’iniziativa “oltre il PIL”  «per la valutazione del progresso e del benessere, facendo riferimento al System of Environmental Economic Accounting (Seea) delle Nazioni Unite e al processo dell’Unione Europeo “Beyond GDP”, così come  l’impegno profuso in vista della COP12 sulla Biodiversità di PyongChang che ha ridato slancio alla definizione di un Piano strategico globale per attuare gli obiettivi della Convenzione internazionale sulla biodiversità. Ma l’impegno per difendere e valorizzare il Capitale naturale su scala europea e nazionale deve essere convinto, coerente e continuativo, mentre l’azione del Governo italiano risulta essere ancora contraddittoria e discontinua».
 
Il Wwf in una scheda riassume le ombre e le luci dell’azione del governo e del Parlamento in campo ambientale nel 2014. Eccola:  
 
1) Energia: ancora pro-fossili. La mancanza nei decreti e nella Legge di Stabilità 2015 di una soluzione di continuità dai vecchi indirizzi di politica energetica pro-fossili della Strategia Energetica Nazionale del 2013 che consenta di dotare il Paese di una Nuova Strategia su Energia e Clima che definisca un vero Piano di decarbonizzazione dell’economia, invece di attestarsi sulla difesa e il sostegno alle centrali termoelettriche a carbone (da Vado Ligure a Civitavecchia) favorire la trivellazione selvaggia (con lo Sblocca Italia) e colpire con interventi miopi le energie rinnovabili (con le misure “spalma incentivi” del Decreto Sviluppo). Un’ impostazione che manca di capacità di guardare alla realtà e al futuro del Paese, attingendo al petrolio presente nei nostri mari e nel sottosuolo (concentrato soprattutto in Basilicata) il totale delle riserve certe nel nostro Paese verrebbe consumato in appena 13 mesi  (fonte: Ministero dello Sviluppo Economico), mentre si mettono a rischio i settori del turismo e della pesca;
 
2) Il patrimonio naturale langue. La scarsa attenzione dedicata sinora alla valorizzazione del patrimonio naturale del Paese,  che non solo non vede nella Legge di Stabilità 2015, ancora alcuna risorsa economica adeguata dedicata alla piena attuazione della Strategia Nazionale sulla Biodiversità, approvata nel 2010, ma difficoltà incomprensibili nel garantire la semplice governance delle Aree protette nazionali, con gli ingiustificati ritardi accumulati per il  rinnovo dei consigli direttivi, o il futuro di parchi storici come quello dello Stelvio, istituito nel 1935, che è stato di fatto denazionalizzato, come è stato ribadito nel decretoSviluppo, e devoluto alle Province autonome di Trento e Bolzanodi intesa con la regione Lombardia,  senza più una gestione e pianificazione unitaria, creando un ibrido fuori dalla legge quadro sulle aree protette;
 
3) Mobilità: le “solite mosse”. la proroga delle concessioni autostradali senza gara, in violazione delle normative comunitarie, contenuta nello Sblocca Italia,  che, secondo il calcolo dei maggiori economisti del Paese, darà benefici ai padroni dell’asfalto attorno ai 16 miliardi di euro, grazie ad aumenti dei pedaggi e all’allargamento dei poteri delle concessionarie autostradali sul territorio per realizzaretratte interconnesse, contigue o complementari, mentre il Paese, oltre che del prezioso apporto dell’Autorità Anticorruzione, avrebbe bisogno di emanciparsi dall’ipoteca insostenibile per la legalità,  l’ambiente e i conti pubblici del Primo Programma delle Infrastrutture strategiche (il cui costo è salito dai 125,8 miliardi di euro del 2001 ai 375 del gennaio 2014) in favore di un Piano nazionale della Mobilità e della Logistica (che parta dalla domanda di mobilità dei cittadini e del Paese), indirizzando al potenziamento e all’ammodernamento delle reti ordinarie esistenti soprattutto nel Mezzogiorno (prima di tutto la ferrovia);
 
4) Territorio a rischio. La pericolosità per il nostro territorio del combinato disposto delle norme deregolatorie a favore degli speculatori edilizi e fondiari relative alle deroghe alla pianificazione urbanistica, alla elusione del nulla osta paesaggistico delle soprintendenze e  del via libera agli appetiti dei privati sul patrimonio pubblico sulla base di semplici accordi di programma (contenute nel decreto Sblocca Italia), aggravate dalle misure contenute nel disegno di legge Madiasulla riforma della pubblica amministrazione relative all’estensione del meccanismo del silenzio assenso anche alle amministrazioni preposte alla tutela ambientale paesaggistico-territoriale e dei beni culturali e della salute dei cittadini e  l’introduzione del voto a maggioranzainvece che sulla base delle posizioni prevalenti,  a difesa della tutela, nelle Conferenze di Servizi decisorie;
 
5) “VIA” libera agli interventi impattanti. La forzatura voluta, a scapito delle valutazioni e dei controlli ambientali e con un rischio forte su trasparenza e partecipazione, con l’insieme di norme del decreto Sblocca Italiache definiscono  come strategiche intere categorie di interventi (incenerimento dei rifiuti, gasdotti, rigassificatori, stoccaggio di gas, ricerca, prospezione, coltivazione e stoccaggio del gas naturale nel sottosuolo)  in deroga alle procedure ordinarie di valutazione ambientale ed economico-finanziario e cancellando le ineludibili intese con le Regioni, stabilite dal Titolo V della Costituzione, mentre, tra l’altro, si riporta con il decreto Svilupposotto il controllo politico del Ministro dell’Ambiente la scelta dei membri della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale, quando invece nel Collegato Ambientale finalmente si disponeva una selezione pubblica con gara di esperti qualificati tra docenti, ricercatori e tecnici qualificati della pubblica amministrazione (ora scomparsa).
 
Tra  le luci che emergono dalle molte intenzioni e dai pochi fatti messi in campo dal governo Renzi nel 2014 il Wwf segnala:
 
1) Il capitale prende forma. il contenuto innovativo delle misure contenute nel disegno di legge Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità 2014 (ancora in discussione al Senato) nel quale si prevede l’istituzione del Comitato per il capitale naturale  – per la valutazione ex ante ed ex post degli effetti delle politiche pubbliche sul capitale naturale e sui servizi eco sistemici nell’ambito del processo di programmazione economica nazionale -,  del Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli e la delega al Governo per l’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici e ambientali.  Il disegno di legge contiene, tra le altre, anche misure sugli appalti verdi delle pubbliche amministrazioni, tese a ridurre i rifiuti, favorire la filiera dei prodotti derivanti dai materiali post consumo e incentivare la raccolta differenziata, o la rimozione e demolizione degli immobili abusivi realizzati in aree soggette a rischio idrogeologico.
 
2) Fondi per il dissesto idrogeologico. Il  Programma da  2 miliardi di euro, individuati nella legge di Stabilità 2014, che oggi sono allocati sulle contabilità speciali relative al dissesto idrogeologico e non impegnati al 31 dicembre 2013 e che sono stanziati dal CIPE, di cui bisogna verificare  congruità e efficacia dei progetti a suo tempo selezionati, che viene completato con i 7 miliardi che dovrebbero provenire dai fondi di sviluppo e coesione (5) e dal cofinanziamento delle Regioni o dai fondi europei a disposizione delle Regioni (2). A cui bisogna aggiungere le disposizioni del Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità 2014 che sbloccano l’atteso passaggio dalle Autorità di bacino alle Autorità di distretto dando applicazione ai piani di Gestione idrografico (Direttiva quadro Acque, 2000/60/CE) e ai  Piani di gestione del rischio alluvioni (Direttiva Alluvioni 2007/6’0/CE).
 
3) Il suolo come risorsa ecologica. La riproposizione da parte del Governo del disegno di legge innovativo sul contenimento del consumo del suolo,  che è servito come base per le ulteriori elaborazione del Comitato ristretto della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, per dotare finalmente il Paese di un provvedimento (presentato nel febbraio scorso e ancora purtroppo in prima lettura) che individua il suolo come risorsa ecologica non rinnovabile e bene comune e che punta, tra l’altro, alla riduzione progressiva del consumo di suolo, al riuso e alla rigenerazione urbana come alternativa al consumo di suolo, alla  destinazione vincolata dei proventi dei titoli abilitativi edilizi; ad una moratoria nella fase transitoria.
 
4) Tutela penale dell’ambiente. L’attenzione dedicata alla  tutela penale dell’ambiente,  che  ha come riferimento il testo unificato approvato a larghissima maggioranza dalla Camera dei deputati e che ora fermo nelle Commissioni Ambiente e Giustizia del Senato  sul quale bisognerebbe procedere speditamente visti i segnali negativi che emergono dalle Sentenze relative ai casi Eternit, Bussi e Marzotto, e al quale bisogna dedicare particolare attenzione perché non deve essere minato dagli effetti che potrà avere il prossimo decreto legislativo in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto – in esecuzione della legge delega 28 aprile 2014, n. 67.
 
5) Impegni su habitat e biodiversità. L’impegno profuso in campo internazionale, nell’ambito del Semestre europeo, in vista della COP 12 sulla Biodiversità di Pyongchang (ottobre 2014)  con i meeting dedicati nel tempo al coinvolgimenti dei tecnici dei Ministeri dei Paesi europei  a partire dalla riunione informale sulla mobilizzazione delle risorse economico-finanziarie del luglio scorso sino al meeting dei direttori della Protezione Natura dei Ministeri dell’Ambiente europei del novembre scorso, con l’approvazione della Carta di Roma sul Capitale Naturale e Culturale, che punta al rafforzamento della Direttive Comunitarie Habitat e Uccelli e al sostegno, conservazione e valorizzazione del capitale Naturale in sinergia con il Capitale Culturale.
 
6) Con la Ue per decarbonizzare l’economia. L’adesione recente del Ministro dell’Ambiente italiano, insieme ad altri suoi 13 colleghi europei al Manifesto per il Pacchetto Europeo 2030 su Clima e Energia, in cui si punta ad una progressiva decarbonizzazione dell’economia da conseguire attraverso il sostegno alle fonti rinnovabili e grazie alla definizione di obiettivi chiari di efficienza energetica e ad una riforma sostanziale del Sistema ETS, per lo scambio di quote di emissione di gas serra.
 
7) Una “Carta” per difendere il mare. La redazione della  “Carta di Livorno per la tutela e lo sviluppo del mare” risultato finale della due giorni di lavori di metà novembre scorso  su “Il mare: la sostenibilità come motore di sviluppo” – organizzati dal ministero dell’Ambiente nell’ambito delle iniziative del semestre di presidenza italiana dell’Ue in cui si chiede una governance unitaria del mare,  strategie integrate terra-mare, una maggiore efficacia dei controlli e  la partecipazione alle scelte che riguardano gli ecosistemi marini e costieri.