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Spettacolo

L’attimo fuggente: una storia d’amore per la vita

Attimo-fuggente

È giusto inseguire le proprie passioni? Anche se si va contro il volere dei propri genitori?

A 30 anni dall'uscita del film, arriva la pièce teatrale L'attimo fuggente, per la regia di Marco Iacomelli, con Ettore Bassi nel ruolo del prof. Keating, al Teatro Ghione a Roma.

"L'Attimo Fuggente – come spiega il regista - è una storia d'Amore. Amore per la poesia, per il libero pensiero, per la vita. Quell'Amore che ci fa aiutare il prossimo a eccellere, non secondo i dettami sociali strutturati e imposti ma seguendo le proprie passioni, pulsioni, slanci magnifici e talvolta irrazionali. Seguendo quegli Yawp che spingono un uomo a lottare per conquistare la donna amata, a compiere imprese per raggiungere i tetti del mondo, a combattere per la giustizia con la non violenza. Tom Schulman ha scritto una straordinaria storia di legami, di relazioni e di incontri che cambiano gli uomini nel profondo. L'Attimo Fuggente rappresenta ancora oggi, a trent'anni dal debutto cinematografico, una pietra miliare nell'esperienza di migliaia di persone in tutto il mondo. Portare sulla scena la storia dei giovani studenti della Welton Academy e del loro incontro col il professor Keating significa dare nuova vita a questi legami, rinnovando quella esperienza in chi ha forte la memoria della pellicola cinematografica e facendola scoprire a quelle nuove generazioni che, forse, non hanno ancora visto questa storia raccontata sul grande schermo e ancora non sanno "che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuire con un verso", conclude.


La storia è nota a tutti. Nel 1959, l'insegnate di letteratura John Keating viene trasferito al collegio maschile "Welton". John è un professore molto diverso dai soliti insegnanti: vuole che i ragazzi acquisiscano i veri valori della vita, insegnando loro a vivere momento per momento, perché ogni secondo che passa è un secondo che non tornerà mai più. Cogliere l'attimo è ciò che veramente conta e vivere senza rimpianti. L'entusiasmo di Keating conquista lo studente Neil Perry che rimette in piedi la setta segreta "I poeti estinti", di cui fa parte anche Charlie Dalton e di nascosto dal preside. Dalton inserisce nel giornale scolastico la richiesta di ammettere anche le ragazze nel collegio maschile, destando l'ira di Nolan (il preside) e per questo è punito. Nel frattempo Perry, seguendo la filosofia del professore, si dedica al teatro, la sua vera passione. Il padre di Neil non accetta che il figlio si dedichi a un'attività che possa distrarlo dagli studi ed esige che il ragazzo lasci immediatamente la compagnia. Neil disobbedisce debuttando sul palco e strappando grandi applausi grazie al suo talento. Il padre, furioso, riporta il figlio a casa avvertendolo che lo avrebbe iscritto a un'accademia militare e che avrebbe studiato per diventare medico. Neil, disperato, prende la pistola del genitore e si suicida. La tragedia induce il preside Nolan a espellere il professor Keating per aver spinto il ragazzo a inseguire i suoi sogni, contrari a quelli del padre. L'intera classe di Keating dà l'addio al professore, salutandolo in piedi sui banchi con "O capitano! Mio capitano!".


'O capitano! Mio capitano!' è una poesia scritta da Walt Whitman, poeta americano, dopo l'assassinio del presidente Lincoln. Sono parole urlate dagli studenti per onorare il professor Keating, lo chiamano come lui aveva insegnato loro. È un gesto oltraggioso se consideriamo le regole della scuola, e un finale struggente, che emoziona e arriva dritto al cuore. Tutti quei ragazzi che frequentavano pedissequamente l'Accademia, reprimendo le loro vere inclinazioni, con quel gesto dimostrano di aver capito che "la vita è adesso" e che per distinguersi occorre maturare una propria visione del mondo e "cogliere l'attimo".
Negli anni '60 la cultura dell'America stava cambiando: i ragazzi del collegio maschile Welton rappresentano un'élite, legata ai principi e alla cultura tradizionale, ma sono in grado di intuire il cambiamento che si stava profilando. E al profondo innovatore rappresentato dal professore si affianca l'antagonista, caposaldo della tradizione: il preside. Deludere quest'ultimo e i propri genitori o alienarsi da tutto? La non scelta fa scaturire il dramma, quello a cui non c'è soluzione: il suicidio.
Oltre a riflettere, L'attimo fuggente ci strappa anche qualche sorriso. È una recitazione corale, che non fa mai calare l'attenzione. La scenografia è essenziale e ben costruita.
Una menzione di merito a tutti gli attori, anche quelli più giovani, per l'ottima interpretazione e resa scenica.

Eleonora Persichetti