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Cultura

Libri: "Maledetti cantautori, 20 musicisti che hanno fatto la storia"

Festival Abbabula 6 agosto 2020-13
Nicholas Ciuferri


Intervista all'autore Nicholas Ciuferri

Elliott Smith,Thom Yorke & Rachel Owen, Jeff Buckley, Janis Joplin & Leonard Cohen, Nick Drake, Johnny Cash, Fabrizio De André, Layne Staley, Tim Buckley, Bertrand Cantat, Shannon Hoon, Chris Cornell, Michael Hutchence, Ian Curtis, Chet Baker, Luigi Tenco, Mark Linkous, Kurt Cobain & Lead Belly, Lou Reed, Tom Waits. Questi i 20 grandi artisti la cui vita fuori dagli schemi è protagonista nel nuovo libro di Nicholas Ciuferri. L'autore, anche egli musicista, si cala nella parte di questi grandi personaggi che hanno segnato la storia della musica per offrirci non delle classiche biografie ma delle rivisitazioni.


Titolo interessante, c'è qualcosa che accomuna le vite dei tuoi 20 artisti, un filo conduttore che li ha portati a scegliere una vita fuori dagli schemi?
Il filo conduttore è quello della presenza di elementi tragici nella loro vita. Che poi spesso sono storie capitate anche a persone "comuni", che semplicemente non erano soggette a quell'esposizione mediatica.

Venti artisti maledetti dai pensieri "oscuri" ma geniali, la musica è stata la loro salvezza o rovina?
Purtroppo i processi di autodistruzione sono innati in molte persone a volte in alcune fasi della vita, a volte in troppe fasi della vita. Essere artista ti porta a subire delle pressioni diverse e a dei contatti che possono aggravare una situazione del genere. Molti di loro hanno affrontato un percorso di riabilitazione e una volta usciti, oltre alle normali tentazioni e ricadute, sono stati costantemente soggetti alle offerte dei fan o dei consumatori occasionali che volevano sballarsi con la "star". Per un tossicodipendente è già difficile stare lontano dalla droga, se poi te la offrono in continuazione, la difficoltà aumenta notevolmente.
La musica può essere tante cose, dall'espressione alla catarsi, ma non so se può essere anche considerata "salvezza", credo che questa debba essere innanzitutto dentro l'individuo, poi magari l'arte diventa anche strumento e fine al tempo stesso, ma una persona deve innanzitutto volersi salvare trovando le motivazioni più efficaci.

Ti senti più vicino, in particolare, ad uno di questi artisti?
Non posso dire di sentirmi veramente vicino ad alcuno di loro, ci sono troppe differenze geografiche, storiche, culturali, però alcune vicende personali mi hanno toccato a fondo. Durante la scrittura del libro, specie verso la fine, il processo di immedesimazione che ho affrontato per cercare di calarmi nella parte (sono rivisitazioni, non biografie), ha colpito duro. Tra l'altro si affrontano spesso dei temi su cui è giusto riflettere perché ci sono spesso troppa superficialità e troppa approssimazione su questioni ancora aperte.

Indagare la vita degli altri forse rende più saggi, qual è stata la tua personale scoperta in questo cammino?
Non penso di essere diventato più saggio dopo la fase di studio e di scrittura, è stato un viaggio interessante attraverso gli errori talvolta tragici altrui. Ma i percorsi delle persone sono troppo particolari anche se dalla distanza possono sembrare simili. Abbiamo già vissuto tutto, non abbiamo ancora vissuto niente; alla fine giriamo come trottole rimanendo fermi dove siamo, è una questione di percezione e soggettività.

Oggi fare musica è più facile ma negli anni '60 e '70 sono nati i veri talenti. Vero o falso?
I talenti sono quelli che vincono una lotteria genetica o che uniscono un'inclinazione naturale alla tenacia della perseveranza. Se di talento si può parlare, c'è dall'origine della nascita specie umana e ci sarà fino a che non ci estingueremo; di più o di meno dipende da moltissimi fattori, da come è la società intorno a noi a come cambia la cultura e la fruizione culturale. Janis Joplin sarebbe emersa in un mondo di autotune e trap? Se Chris Cornell scrivesse Black Hole Sun oggi, quale sarebbe la sua diffusione, come verrebbe recepita? Leonard Cohen, sarebbe emerso come cantautore a quasi quarant'anni in un mondo in cui si bada sempre di meno ai testi?
Noi siamo il risultato di un processo, ma poi c'è chi questo risultato lo vuole distruggere; secoli di studio di strumenti musicali, esplorazioni tecnologiche, tecniche e poi ci ritroviamo in un mondo dove contano le visualizzazioni, la musica si fa con i telefonini e si ascolta dai telefonini distruggendo la qualità della produzione e della fruizione.
C'è tanto di quel talento da far impallidire in giro, il problema è che adesso è sommerso dalla mediocrità e la mediocrità piace perché è confortevole, ci si può riconoscere, ci dice che tutti potrebbero essere lì, all'apice, ma è un'illusione perché poi solo i prescelti da un sistema ben studiato, arrivano alla ribalta e pochissimi durano oltre quel quarto d'ora di celebrità (per citare Warhol).

Infine, il talento è innato o va coltivato?
Perseveranza e abnegazione, sbagliare tanto, prendere delle cantonate e continuare a provare, il talento non basta, serve la forza di volontà.
Tanta.

Francesca D'Atri