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Cultura

Le lumache di Osvaldo Moi

lumaca osvaldo moi
Osvaldo Moi
escargot moi

In programma una mostra con tutte le Escargot che salgono le pareti di un grande salone. Intervista allo scultore del Principato di Monaco.

Autore del gruppo in bronzo per i "Caduti di Nassirya", collocato in piazza d'Armi a Torino, Vittorio Sgarbi lo invitò alla 54° Biennale di Venezia, ha realizzato un ritratto dell'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma tutti lo conoscono quale scultore apprezzato dai reali del Principato di Monaco. Osvaldo Moi si definisce scultore da sempre. Sin dalla sua infanzia ha sempre manifestato una propensione alla scultura, con un semplice coltellino e in seguito con l'innovativo temperalapis, si cimentava sin dalle scuole elementari nella creazione di matite dalle forme più stravaganti lontano dagli sguardi delle maestre. Da adulto é diventato Sottufficiale e pilota di elicotteri dell'Esercito Italiano, ma imperterrito ha continuato a scolpire con il suo stile originale e inconfondibile fatto di curve essenziali e amore per il dettaglio come notiamo nelle sue Escargot. Ne ha realizzate infinite, di ogni dimensione ma sempre uniche e saranno presto protagoniste di una mostra, come ci ha anticipato nell'intervista che segue.

D. La scultura per te è un hobby, quando hai capito di essere uno scultore?

R. La scultura ha sempre accompagnato la mia vita sin dall'infanzia. A scuola nella prima elementare smontavo le lamette dei tempera-matite per scolpire le matite e trasformarle in faccette. Non ho mai pensato di essere uno scultore perché era parte di me, non ho mai sentito il bisogno di identificarmi con qualche attività, Valter Veltroni mi definì un eclettico (...un altro aspetto di questo suo eclettismo, questa sua voglia di plasmare la materia che, come egli stesso confessa, gli deriva probabilmente da qualcosa di profondo, di ancestrale e infantile.), la gente ti vede, ti conosce e ti identifica per cosa fai o come ti comporti, ma poi dentro di te sei tutt'altro. Dopo un primo concorso di scultura a Rivoli che feci quasi per caso e scherzo, mi scrissero una lettera a termine dell'evento titolandomi Scultore e questo riempì di orgoglio.

D. Ami di più scolpire o volare?

R. Credo che siano sullo stesso piano e meritano tutte due grande rispetto...non ti puoi permettere di sbagliare. Dopo un periodo dedicato al volo, sento la necessità di distrarmi con la scultura e viceversa. Sono comunque due passioni bellissime.

D. Come riesci a coniugare un lavoro per così dire tecnico come il volo con una talentuosa vena artistica?
R. La scultura richiede molta tecnica e preparazione, precisione, sicurezza e certezza del risultato...arte e volo li vedo molto simili per molti aspetti.

D. Cosa vuoi esprimere con la tua arte?

R. Cerco di realizzare ciò che con l'immaginazione creo e spesso sono oggetti ironici, surreali, provocatori , ma non devono mai distaccarsi dal raffinato.

D. Sei denominato lo scultore del Principato di Monaco, ci racconti come é avvenuto l' incontro con i regnanti?

R. Ho sempre pensato di incontrare il Principe Alberto di Monaco, credo nella Legge di Attrazione e un mio carissimo amico, mi presentò a una persona che cercava uno scultore che sposasse il fine benefico di una competizione e realizzasse senza fini di lucro dei trofei in legno. Iniziai con dei trofei per una gara di sci ed ora realizzo quelli per la partita di calcio che anticipa la Formula 1 del Principato di Monaco.

D. Hai scolpito una statua per l'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ma ti diletti anche fare ritratti di reali, di ministri, attori e cantanti. Qual è la loro prima impressione quando consegni l'opera finita?

R. Ne sono molto stupiti e quasi come rendergli l'anima rubata...sono molto emozionati, quasi dei bambini. Ero ad Asti presso il teatro ed un amica di Giorgio Faletti mi chiese di realizzargli un ritratto per il suo compleanno, quando glielo consegnai, ne rimase affascinato, non smise di ringraziarmi e per tutta la serata continuò a chiamarmi maestro e dirmi che ero un grande artista; Irene Pivetti mi disse che riesco a cogliere ciò che non appare e che la vedevo meglio di quel che fosse.

D. Nelle tue recenti collezioni colpiscono le lumache "cornute", amuleti salvaguai o cosa? Come nasce questa tua passione?

R. Sono lo sviluppo di un gioco della mia infanzia, un gioco di ombre e movimenti; mi coricavo per terra e con le mani mimavo le lumache. Avrai visto che il mio cognome lo disegno come una chiocciolina...ho sempre pensato che chi va piano, va sano e va lontano e queste "Escargot" sono il giusto messaggio alla costanza e alla determinazione. E poi le voglio anche vedere come scaramantiche, anzi...guai a chi se ne priva.

D. Quante ne hai realizzate?

R. Non le ho contate, ma sono tante, di ogni dimensione, foggia, con la mano destra o sinistra, e comunque ogni una è sempre unica e mai replicata; le lavoro una per una dandole un vestito differente, quello che in quel momento sento che vuole indossare...l'ultima è sempre la più bella.

D. Molte delle tue opere le hai donate dietro compenso per una buona causa a favore di associazioni. In cosa consiste questo tuo impegno?
R. Mi piace aiutare chi non può con le proprie forze...l'infanzia soprattutto, quindi quando il fine ultimo di un mio lavoro è portare sollievo a chi ha una situazione o futuro incerto, io mi adopero nello scolpire, disegnare, organizzare una mostra o un evento che coinvolga anche altri artisti.

D. Qualche anticipazione sulla tua prossima mostra?
R. Non anticipo mai ciò che sto realizzando o che sono in progetto di realizzare, ma sicuramente una mostra con tutte le Escargot che salgono le pareti di un grande salone.

Angela Francesca D'Atri

Nella gallery in alto, alcune sculture di Osvaldo Moi e  un'immagine dello scultore con Paris Hilton che regge uno dei suoi trofei.