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Cultura

Luoghi comuni: l'arte di Zino in mostra a Milano

luoghi comuni
Il parcheggio multipiano di via Gorizia diventa Museo: da domani arriva l’arte provocatoria e riflessiva di Zino, noto per il suo lavoro fatto di immagini “sgranate” e “destrutturate”.
 
Guerriglieri arabi e soldati cinesi, la carica erotica di donne provocanti e la violenza di un torero che sta per infilzare il toro, dittatori africani e giocatori di polo inglesi. L’arte di Luigi Franchi, in arte Zino, riflette sul “luogo comune” della società contemporanea e lo mette in discussione attraverso una rappresentazione “destrutturata”. Ad alcuni dei suoi lavori viene infatti dedicata una grande mostra personale, che aprirà i battenti domani 4 giugno in un luogo davvero unico: il parcheggio multipiano di Via Gorizia a Milano, che per l’occasione si trasforma in Museo. Molto affascinante e suggestivo il luogo espositivo, dunque, per ospitare oltre 20 opere del giovane autore forte di molti successi a livello internazionale.
 
I temi trattati nella mostra faranno discutere: la ricerca di Zino si muove intorno al concetto di estetica dell’oggetto e della comunicazione visiva. La possibilità di riprodurre un’immagine destrutturata, sgranata, offre all’osservatore anche un momento di riflessione sull’immagine stessa, e inevitabilmente, sul suo significato semantico. Invita, in altri termini, l’avventore a interrogarsi su ciò che sta guardando e sul suo significato. «La maggior parte delle definizioni di Luogo Comune – dice l’artista - pone l’accento sugli aspetti di ipersemplificazione e impermeabilità all’analisi, sicché le persone tendono a crearsi opinioni che prescindono dalla valutazione del singolo caso. È il moderno alfabeto comunicativo che fa della velocità e della generalità l'attuale oceano a cui affidare i propri messaggi».
La mostra, curata da Maria Letizia Paiato con Raffaele Quattrone, sarà visitabile fino al 6 giugno e avrà contenuti interattivi e multimediali, fruibili dal pubblico scaricando l’app AURASMA. Il progetto, infatti, contiene in sé una sperimentazione artistica applicata attraverso la realtà aumentata.
Un’esposizione che ha tutti i caratteri dell’eccezionalità, dunque, che sarebbe un peccato perdere.