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Cultura

Cartoline e transizioni

Cartoline-e-Transizioni -Teatro-Studio-Uno -29-gen-1-feb-2015
 
La scena culturale romana passa anche da qui.
L’attrice entra in scena e inizia a parlare, intona una cantilena, forse una filastrocca e io penso soltanto all’Anti-Edipo, forse perché Emanuele Cerone, che ha scritto Cartoline e transizioni, è uno che come Felix Guattari lavora con la psiche delle persone. O forse perché le transizioni del titolo sono trasversali e attraversano mille piani interpretativi. Non lo saprei dire, quello che so è che per una parte piuttosto consistente dello spettacolo sono rimasto incastrato in un gioco di citazioni e rimandi, dove il teatro la fa da padrone, si, ma alla fine mi sono chiesto quanto Lynch e quanto Cronenberg siano passati sottotraccia.
Ci sono molte visioni metabolizzate e riproposte, c’è una componente intima e una porta aperta sul passato, c’è molta vita vera nella finzione scenica. Ed è questa l’alchimia che rende un certo teatro meraviglioso.
È complicato parlare di Cartoline e transizioni, forse perché non c’è una trama vera e propria, si deve guardare lasciandosi trasportare, dalle parole, dai giochi di luce, ma anche dalle belle musiche di scena di Daniele Casalino e dall’apporto artistico di Alessandra Caputo. 
 
La scena è semplice, una stanza, un divano e qualche scatolone, poi delle fotografie, delle lettere, alcune cartoline e Francesca Romana Nascè che dà corpo ad una narrazione che ogni tanto rischia di rinchiudersi in un ermetismo poetico, bello quanto intimo, ma inaccessibile. Ci sono però molti elementi dati al pubblico che sopperiscono alla mancanza di una vera e propria storia: c’è il ricordo di un’infanzia ormai lontana, una storia d’amore finita e la casa di famiglia appena venduta, solo da sgombrare. Tutti gli elementi riflettono delle chiusure senza però affacciarsi su inizi, si ha l’impressione di guardare attraverso una finestra sul niente.
Lo spettacolo si evolve per poi involversi di nuovo, come una farfalla che decide di rientrare nel suo bozzolo dopo aver volato su alcuni fiori. Eppure nel suo breve volo riesce a toccare e a farsi sentire, a far vibrare delle corde difficili da raggiungere.
Cartoline e transizioni è una pièce che funziona così com’è, ha le parole giuste al posto giusto e soprattutto è intellettualmente onesta, anche integralista a tratti. Non è una rappresentazione facile e sicuramente non è per tutti (e questo forse è un bene se si guardano i cartelloni più nazional popolari), ma è uno spettacolo necessario, che riporta il teatro alla forma artistica genuina e diretta che è, riuscendo ad essere ammaliante senza dover necessariamente ammiccare. È uno spettacolo che è in grado di parlare della vita anche quando sono le ombre dell’inconscio ad essere messe sotto i riflettori.
Nicholas Ciuferri
 
 
 
Lo spettacolo è stato in scena al Teatro Studio Uno di Roma fino al 1 febbraio 2015